Un telescopio gigante realizzato in Cile scoprirà nuovi pianeti abitabili
L‘osservatorio europeo ESO ha recentemente firmato un accordo con Breakthrough Starshot, un progetto scientifico che ha preso vita nel 2015 e che è orientato ad ampliare le opportunità offerte dal proprio telescopio gigante installato in territorio cileno.
Il progetto è teso a vagliare con maggior precisione l’universo, alla ricerca di nuovi pianeti. In particolare, l’accordo sottoscritto dalle 2 associazioni sarebbe finalizzato alla ricerca di nuovi pianeti abitabili fra quelli gravitanti nel sistema stellare di Alfa Centauri, il più vicino in assoluto al pianeta Terra. La scienza confida moltissimo nel progetto inaugurato nel 2015 e sostenuto da alcuni celebri fisici e astronomi. L’intesa sottoscritta promette di fornire finanziamenti tesi ad incrementare il potenziale del telescopio gigante situato in Cile.
Il miglioramento di questo telescopio avrà soprattutto l’effetto di ridurre le luci che pregiudicano la visibilità dei pianeti più nascosti e periferici. Alfa Centauri si trova a poco più di 4 anni luce dalla nostra posizione e l’ambizione maggiore del progetto sarebbe quella di individuare proprio in quella porzione di universo nuovi pianeti abitabili.
Il programma è nato anche grazie alla recente scoperta, datata al 2016, dell’esistenza di un pianeta delle dimensioni della Terra che gravita intorno a Proxima Centauri, una stella situata nel sistema di Alfa Centauri. Intanto, per il 2020 è previsto il varo di un telescopio ancora più grande e sempre di proprietà dell’ESO.
La scienza chiarisce le origini della luna
È di questi giorni e proviene da Israele la nuova teoria sulla formazione del nostro satellite, la luna. Secondo la scienza, questa sarebbe nata da una serie di impatti importanti, ma non catastrofici. La rivista che si occupa di scienza, Nature, riferisce di una ricerca condotta da Rufu Raluca, che ha impiegato mezzi informatici per ricostruire uno scenario alternativo a quello che fotografava la luna come un semplice planetoide derivato dall’impatto violento della Terra con un pianeta molto grande. Dai detriti risultanti dal terribile impatto, si sarebbe formato il nostro satellite.
Oltre alla teoria dell’impatto, esistono molte altre ipotesi che vorrebbero la luna come il risultato del distacco di una parte del pianeta causato dall’azione della forza centrifuga, piuttosto che dalla cattura di un planetoide originatosi in un’altra parte del Sistema Solare e attirato dalla forza di gravità terrestre.
La nuova ipotesi avanzata dai ricercatori israeliani parla invece di molteplici collisioni (circa 20 e tutte avvenute nel periodo compreso fra 4,5 e 4 miliardi di anni fa) che avrebbero sollevato in orbita molta materia. Secondo gli scienziati israeliani, ciascun impatto avrebbe formato dei piccolissimi satelliti che poi, col passare di milioni di anni, si sarebbero fusi e avrebbero dato vita alla luna così come la conosciamo.
La ricerca è destinata a far discutere e presenta molti aspetti interessanti, sebbene la vecchia teoria del singolo scontro catastrofico non possa essere ancora accantonata. Secondo la scienza ufficiale, l’alternarsi di numerosi urti susseguitisi nel tempo, dovrebbe essere comprovata da ulteriori ricerche, poiché questa soluzione è per forza di cose molto meno probabile rispetto agli altri scenari possibili.